Nel 1958 uno psicoanalista americano, David Beres, condusse una ricerca in un orfanotrofio che ospitava bambini che erano stati sottratti alle loro famiglie a causa di maltrattamenti, trascuratezza o abusi di varia natura. Erano tutti bambini, di età compresa tra i 3 e i 6 anni, che attendevano di essere affidati a famiglie adottive. A ciascuno di essi fu chiesto se erano a conoscenza del motivo per cui erano stati portati lì. Praticamente tutti diedero una risposta che lasciò di stucco gli intervistatori, e che suonava grossomodo così: “Perché ho fatto il cattivo e mamma mi ha mandato via!” Quando gli intervistatori li rassicurarono sulla loro innocenza, chiedendo loro cosa ne pensassero della possibilità di essere affidati a una madre più buona della loro, la reazione fu tendenzialmente questa: “Io non voglio una mamma più buona, voglio la mia mamma!” Perché? Perché anche a fronte di gravi maltrattamenti e trascuratezze la cosa più importante è avere vicino i genitori che ci hanno cresciuto, anche se questo significa continuare a essere esposti ad abusi, maltrattamenti o trascuratezza? Perché spiegare il rifiuto e i maltrattamenti subiti colpevolizzando se stessi, dipingendosi cattivi, spregevoli, inadeguati, immeritevoli di qualcosa di meglio? Specialmente nei primi anni di vita, la nostra sopravvivenza dipende interamente dagli adulti che si prendono cura di noi. Inoltre, fino al raggiungimento della maggiore età, salvo quelle rare situazioni in cui intervengono i servizi sociali, siamo sotto la “tutela legale” dei nostri genitori, “dobbiamo dargli conto”. Pertanto, per ogni bambino è di primaria importanza cercare di mantenere un rapporto quanto migliore possibile con i propri genitori. Quando ciò non avviene, quando invece che amore, protezione, tenerezza, aiuto, incoraggiamenti, riceviamo indifferenza, trascuratezza, svalutazioni o critiche continue, maltrattamenti o addirittura seri abusi, il nostro benessere psicologico è messo seriamente in pericolo. In queste situazioni, per mantenere un minimo di sicurezza e speranza, dato che non ci è possibile cambiare genitori né far cambiare comportamento ai nostri genitori, in maniera inconsapevole la mente ci porta a sentirci responsabili delle situazioni negative che stiamo vivendo: se penso che quello che accade dipende da me, posso sempre sperare di poterci fare qualcosa; se penso che non ne ho nessuna responsabilità, mi sento spacciato! Questo meccanismo inconsapevole si attiva sia in presenza di maltrattamenti lievi ed episodici sia in caso di abusi gravi e continui. Esso ci permette di limitare i danni dei traumi che stiamo vivendo e di minimizzare quanto più possibile il comportamento traumatizzante delle persone che dovrebbero prendersi cura di noi. Il problema è che questo meccanismo tende a persistere anche quando da adulti possiamo effettivamente difenderci e/o allontanarci da chi ci tratta male, con effetti devastanti per la nostra realizzazione personale e per il nostro benessere. Di seguito, solo alcuni degli effetti nocivi che maltrattamenti, svalutazioni, abusi, trascuratezza possono provocare, spesso in maniera completamente inconsapevole: tendenza a isolarsi; ansia e/o vissuti depressivi, disturbi psicologici di varia natura; bassa autostima, sentimenti di autosvalutazione, sensazione di non essere mai all'altezza; costante o frequente senso di colpa; tendenza a sentire le critiche, anche ingiuste, o i rifiuti che riceviamo come prova della nostra inadeguatezza; paura di essere rifiutati o abbandonati; disturbi alimentari; difficoltà a sottrarsi da relazioni poco soddisfacenti o da partner francamente abusanti/maltrattanti (psicologicamente o fisicamente); tendenza a rinuncia ai propri desideri, alle proprie passioni, ai propri interessi, ai propri progetti; tendenza a voler controllare tutto; richiesta continua di rassicurazioni; tendenza a diffidare (o ad avere paura) degli altri e/o a pensare di non poter ricevere mai amore, aiuto, approvazione; difficoltà a gestire la rabbia; comportamenti autodistruttivi; perdita di speranza. Quale rimedio? Più facile a dirsi che a farsi, per superare le ferite che i maltrattamenti subiti nel corso della nostra vita ci hanno lasciato dovremmo: non credere MAI ai pensieri che ci dipingono in maniera negativa; circondarci di persone che ci sostengano amorevolmente e che ci facciano sentire amati, apprezzati e ben voluti; mettere i nostri desideri al primo posto, e perseguirli con testardaggine senza fermarsi MAI di fronte alle difficoltà; sentirci in diritto di arrabbiarci con chi ci tratta male; allontanarci e non credere alle persone (anche quelle che riteniamo più importanti) che cercano di buttarci giù, alle persone che ostacolano i nostri bisogni e i nostri desideri; ricordare sempre che: “le stelle brillano anche se i ciechi non riescono a vederle; non lasciare che la cecità altrui offuschi la tua luce!” Se ciò non dovesse bastare o se, cosa comprensibile e normale, dovessi avere difficoltà a cercare da solo l'amore di persone che ti aiutino a cicatrizzare le tue ferite, rivolgerti a uno psicologo potrà esserti di grande supporto nella ricerca della strada giusta, quella che ti permetterà di tornare ad amare te stesso e di trovare l'amore che ingiustamente ti è stato sottratto, ma che hai sempre meritato! Dott. Giuseppe Stefano Biuso